Fintantoché il numero era limitato...
Fintantoché il numero era limitato (vedi il lavoro del Sàntoli sui "Cinque canti della raccolta Barbi") poteva bastare la memoria o qualche scheda cartacea, senza correre il pericolo di "dimenticare" un particolare importante, ma quando si tratta di prendere in esame migliaia di testi, al fine di cogliere analogie anche di non grande peso, appare evidente l'esigenza di servirsi di metodi più sicuri.
Val la pena qui di ricordare le parole di Menéndez Pidal che ritiene "unico fondamento certo e chiaro", in fase di analisi comparata, "l'aggruppamento delle varianti particolari, considerando ciascuna di esse per sé, indipendentemente dalle altre".
Ci sembra quindi che il problema dell’archiviazione debba essere così affrontato: ogni "idea" contenuta in un testo deve poter essere presa singolarmente in considerazione e rapportata, se del caso, con qualsiasi altra di ciascun testo.
Come procedere in pratica?
Si potrebbero immettere nella memoria di un elaboratore tutti i testi considerando ogni parola un "campo" da poter estrarre singolarmente, ma le infinite varianti della lingua popolare e tutte le sfumature dialettali non permettono una simile soluzione.
Si è allora privilegiato l'uso di "parole chiave", che consiste nell'individuare ogni "idea" del testo che viene rappresentata da una o più parole, in italiano, al singolare, al maschile, (per il femminile la parola è preceduta da ª, il che ci permetterà, inoltre, ricerche mirate al mondo femminile), all'infinito (per quanto riguarda i verbi).
In pratica le "parole chiave" sono i sostantivi, gli aggettivi, i verbi, gli avverbi e poco più: col che si avrà la certezza che nessuna "idea" sarà dimenticata.