Viva lo re
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Dal disco:
Voci... come un alito di vento
[ voci virili ]
La bella si marita,
viva lo re !
la sposa l'imperatore,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
L'imperator la sposa,
viva lo re !
di Spagna l'imperatore,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
Domani si marita,
viva lo re !
domani la si marita,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
Con cosa partiranno,
viva lo re !
con due cavalli bianchi,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
Dove anderan gli sposi,
viva lo re !
andranno là fin in Spagna,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
Cosa lor mangeranno,
viva lo re !
due bei piccioncini bianchi,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
La bella sale al trono,
viva lo re !
con una corona d'oro,
viva viva lo re,
viva viva l'amor.
Certamente uno dei canti più belli fra quelli ritrovati nella nostra regione e forse fra i più antichi: infatti sia il testo (con i suoi «classici» riferimenti al matrimonio della bella con l'imperatore, al viaggio con «due cavalli bianchi» e alla cena con «due piccioncini ») che la linea melodica paiono portarci indietro non poco nel tempo. Inoltre il fatto che non siano state ascoltate altre lezioni nè nella zona di ritrovamento nè in un'area molto più vasta come quella regionale, rende credibile l'ipotesi che ci si sia imbattuti in una testimonianza che precedeva di poco la scomparsa del canto. Pochi anche i riferimenti in raccolte a stampa e tutte limitate all'inciso «viva lo rè, viva l'amor» che troviamo nella «Barbiera francese» raccolta a Biella e nella «Moglie del soldato» monferrina (in quest'ultima il «viva l'amor» diventa «viva l'unor»). Diversa però la tematica di ambedue questi canti che hanno per protagonista una «barbiera» a cui un soldato chiede di fargli la barba e che, mentre l'acqua si scalda, racconta del marito andato in guerra. L'unica informazione sul canto è quindi quella che ci proviene dalle parole dell'informatrice, intervistata dal ricercatore Paolo Bernardini: D. ..dove l'ha imparata, da chi l'ha sentita? R. Me s'èra cinna, ero piccola che avrò avuto tre quattro anni, andavo dietro le pecore con una mia amica, una vicina, c'era i suoi che tagliavano i rami dei castagni, i «scamaièven» insomma, e cantavano così, ma io non la so mica tutta, perché sino la srév trôpa lónga .
D. Quando la cantavate? C'erano dei momenti speciali?
R. No, no, nuèter a cantèven acsé, per esempio io sono qui in casa, mi vien voglia e canto e se non ho voglia non canto mica. L'è acsé! Però tutte le sere canto, ecco. Dal vôlt a dégg: dellevolte io dico: se qualcuno c'è là fuori, i dîsen ch'a sån mâta, ma «i togan quall ch'à bùtt via»! A me mi piace di cantare!
C. Nigra: Canti popolari del Piemonte , Torino, 1888, n. 33, pag. 223. G. Ferraro: Canti popolari monferrini , Torino, 1870, n. 6, pag. 60.
Giorgio Vacchi