La Minghina
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Dal disco:
...Semplicemente cantando
[ voci virili ]
TESTO ORIGINALE
La Minghîna la va a la festa
con un abito rigato
ma Ridolfo gli ha pagato
con il suo primo amor.
La Minghîna la va a la Messa
con i piè sotto a la banca
ma Ridolfo gli domanda
o Minghîna come va.
Como voto che la vaga
come voto che la sia
ma Ridolfo è andato via
da la gran disperazion.
La Minghîna la srêv pûr bèla
s'la n avéss quei mancamenti
fazzoletto troppo avanti
che nessun la pol veder.
La Minghîna la srêv pur bèla
s'la gh'avéss l suo colore
la l ha pêrs a Sèra d Sòta
l ha ridó l sô traditor.
La Minghîna in mèż al'éra
e sô pèder ai dîṡ vén qué, vén qué
ma Ridolfo ai ṡlónga un pèval
l'é la ftûra dl ètar dé.
La Minghîna la va per aria
ma Ridolfo va per terra
la Minghîna int la gradèla
l'é cundita con l uṡmêr.
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TRADUZIONE
La Minghîna la va a la festa
con un abito rigato
ma Ridolfo gli ha pagato
con il suo primo amor.
La Minghîna la va a la Messa
con i piè sotto a la banca
ma Ridolfo gli domanda
o Minghîna come va.
Como voto che la vaga
come voto che la sia
ma Ridolfo è andato via
da la gran disperazion.
La Minghîna la sarebbe anche bella
se non avesse quei mancamenti
fazzoletto troppo avanti
che nessun la pol veder.
La Minghîna la sarebbe anche bella
se avesse il suo colore
lei lo ha perso a Serra di Sotto
ha riso il suo traditore.
La Minghîna in mezzo all'aia
e suo padre le dice vieni qui, vieni qui
ma Rodolfo gli allunga un paolo
è la fattura dell'altro giorno.
La Minghîna la va per aria
ma Rodolfo va per terra
la Minghîna nella graticola
à condita con l'osmarino.
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Si tratta di un canto quanto mai interessante che, se suscita anche dopo il primo ascolto un notevole interesse, non manca di sollevare notevoli perplessità.
Il fatto è che si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una composizione semipopolare, cioè al prodotto di un cantastorie, impressione in un secondo tempo contrastata da almeno due considerazioni.
La prima: è pur vero che il canto racconta una lunga storia, con dovizia di particolari e con una «morale» finale, come spesso accade appunto nel genere «semipopolare», ma succede difficilmente che i «fatti» dei cantastorie siano così «piatti». Quasi sempre il tema è un episodio di violenza e di sangue, o anche una storia d'amore o un episodio lacrimevole, ma sempre con contrasti più netti, ed espresso a forti tinte.
La seconda considerazione è che il cantastorie affida le sue narrazioni a melodie standard che, per ciascun artista, difficilmente sono di numero superiore alla mezza dozzina e sempre le stesse (anche se variate). Nel nostro caso invece la melodia è molto dissimile dai temi musicali classici, e tutti ben noti, dei cantastorie che battevano le nostre piazze.
Potrebbe quindi trattarsi della composizione di un artista locale (non dimentichiamo che nel testo del canto c'è un riferimento preciso ad una località sita nei pressi di Monzuno denominata «Séra d'Sòta» = Serra di Sotto) che piacque e si diffuse (anche se in un'area non molto vasta) alla fine del secolo XIX. Infatti, per la datazione, si deve tener conto che l'informatrice dichiarò di averla imparata da bambina e che, quando ci cantò la canzone, aveva novantanove anni.
Giorgio Vacchi