La bella Brunetta
Ascolta l'inizio:
Dal disco:
Cantare, perché?
[ voci virili ]
Madre:
Alzati pure bella Brunetta
e con quel cìa cìa cià, l'era un bel cià
alzati pure bella Brunetta
va a prender l'acqua per cucinar.
Coro:
E nell'andare a prender l'acqua (*)
lei incontrava un cavalier.
Cavaliere:
Vo' tu pigliare trecento scudi
‘na notte sola dormir con te.
Brunetta:
Va là domando a la me mamma
se l'è contenta io venerò.
Madre:
Vattene pure bella Brunetta
vatti e guadagna qualche denar.
Madre:
Noi gli daremo di una bevanda
tutta la notte lui dormirà.
Coro:
Tutta la notte lui dorme e ronfa
non va a pensare di far l'amor.
Coro:
E la mattina ‘pena fu giorno
bella Brunetta lo risvegliò.
Brunetta:
Si alzi pure bel cavaliere
venga a contarmi qualche denar.
Coro:
Con una mano contò il dinaro
e con quell'altra gli occhi asciugò.
Brunetta:
Cos'ha da piangere bel cavaliere
piangerà forse per il dinar.
Cavaliere:
Non piango mica per il denaro
piango la notte che ho passà.
Cavaliere:
Piango la notte che ho passato
non ti ho potuto nemmen baciar.
(*) Tutte le strofe diventano, come la precedente, di quattro versi: il secondo è sempre “E con quel cìa cìa cià, l'era un bel cià.”
e il terzo la ripetizione del primo
Eccoci di fronte ad uno dei canti più noti e diffusi di tutta la penisola, quasi sempre identificato col titolo «La bevanda sonnifera» che gli diede il Nigra. Ed anche uno dei più antichi, se vogliamo accettare la tesi del Child, condivisa dallo stesso Nigra, che vede tracce dell'origine del canto nel Dolopathos (secolo XII), nelle Gesta Romanorum (metà del 1300) e nel Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino (fine del XIV secolo).
La lezione gaggese, che appare ben conservata, va a collocarsi fra quelle che non comprendono, nel testo, la seconda richiesta alla ragazza da parte del cavaliere (e sovente terminano con un proverbio o una massima moraleggiante) mentre appare già quell'intercalare «e con quel cia cia cià, l'era un cià» (che funge da secondo verso di ogni strofa). Ciò la avvicina a quella filastrocca infantile da cui ha avuto origine il canto partigiano «Bella ciao» (come già nel 1973 Leydi dimostrava).
Ci troviamo quindi di fronte ad un anello di collegamento tra l'antica ballata della «Bevanda sonnifera» e la rima infantile madre di «Bella ciao»: infatti il «cia, cia, cià» non è ancora diventato «ciao, ciao, ciao» ed anche la linea melodica è in divenire fra l'una e l'altra. Ma affinché il passaggio sia più chiaro, ecco «C'era una volta una vecchierella» come l'ho ascoltata da un'informatrice di Bologna, Anna Billi, maestra di scuola materna, e quasi identica alla lezione raccolta a Ripalta Nuova e riportata dal Leydi:
C'era una volta una vecchierella
la mi fa ciao la mi fa ciao
la mi fa ciao ciao ciao
la mi manda alla fontanella
a prender l'acqua per desinar.
Alla fontanella io non ci vado
la mi fa ciao,...
alla fontanella io non ci vado
perché l'acqua mi vuol bagnar.
Ti darò cinquanta scudi
la mi fa ciao,...
ti darò cinquanta scudi
se tu verrai con me.
Io con tè non vo' venire
la mi fa ciao,...
io con tè non vo' venire
perché tu mi vuoi rapir.
Come si vede da questa versione l'antica ballata è diventata già il gioco infantile, come d'altronde risulta chiaramente dalle parole dell'informatrice da me intervistata:
D. ...ricordi dove l'hai imparata?
R. Non ricordo molto. Probabilmente in colonia da qualche amica; età: verso gli otto-dieci anni.
D. Dov'era, di solito, la colonia?
R. Più o meno nella provincia di Forlì; Cesenatico forse... o sull'Appennino, sull'Appennino bolognese. Poi dopo l'ho riproposta ai bambini della scuola materna.
D. Ma non c'era, tradizionalmente, anche una «scenografia»? Cioè: veniva cantata in una certa maniera: vuoi spiegare?
R. Ah sì! Veniva cantata accompagnata dal battito delle mani. Si gioca in coppia, noi la cantavamo tutti e due, ... o a botta e risposta? Adesso non ricordo bene. Si battono le mani. poi con quelle del compagno così....
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M. Conati: Canti popolari della Val d'Enza e della Val Cedra , Parma, 1976, n. 14, p. 105.
M. Borgatti: Canti popolari emiliani, raccolti a Cento , Firenze, 1962, n. 20, pp. 26-27.
V. Paiola: Canti popolari vicentini , Vicenza, 1975, n. 87, pp. 152-153, n. 110, pp. 184-185.
S. Pedrotti: Canti popolari trentini , Trento, 1976, pp. 140-185.
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G. Vettori: Canti popolari italiani . Roma, 1974, n. 22, pp. 67 e 279, n.41, pp. 87 e 288, n. 210, pp. 230 e 347.
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Giorgio Vacchi