Canti emiliani (e non) armonizzati per coro
Giorgio Vacchi
Calderini Bologna-1997
pgg. 432
Ho qui raccolto la maggior parte delle elaborazioni corali prodotte nell'arco di circa quattro decenni.
Erano gli ultimi anni quaranta e il mio interesse di giovane direttore di coro andava allora quasi esclusivamente ai canti elaborati per la SAT di Trento (con qualche deviazione verso il repertorio del "Coro di Trento" elaborato da Fernando Mingozzi). Avevo anche messo in atto i primi tentativi di armonizzare melodie di varia provenienza e cominciava in me l'attenzione per quanto si stava facendo in Italia nell'ambito della ricerca etnomusicologica
(con la scoperta delle più note raccolte di canti popolari).
Così ben presto iniziai io stesso la "ricerca sul campo", prima nella mia provincia, poi in quelle limitrofe; quasi sempre da solo, in seguito con qualche amico.Naturalmente, man mano che incontravo melodie suggestive,
proseguivo i miei "esperimenti" di elaborazione corale.
Più tardi (erano gli anni sessanta), allorché si cominciò a concretizzare il vecchio sogno di veder nascere un associazionismo corale (che sarebbe sfociato nella fondazione dell'AERCO - Associazione Emiliano Romagnola Cori), trovai collaborazioni più ampie in varie zone della nostra regione, specie da parte dei più attenti operatori corali che con me condividevano
la speranza di veder realizzato un repertorio per i nostri cori basato su "nostre" melodie.
Furono anni di grande interesse e attività; principalmente perché l'ascolto dal vivo di centinaia di canti popolari
fu il pungolo per la ricerca di una nuova vocalità corale con cui interpretarli.
Lo stesso avvenne nell'ambito delle scelte nell'armonizzare: apparve indispensabile sperimentare canoni nuovi che favorissero l'accostamento alla nostra cultura regionale (si pensi solo all'uso frequente di voci soliste, alla presenza nel coro di gruppi che agiscono spesso per "contrasto" e non per "fusione", alla maggior attenzione per la dissonanza ecc.) così da ricostruire le atmosfere che potevamo cogliere durante le nostre ricerche,
atmosfere spesso diverse da quelle della tradizione "alpina" cui eravamo abituati.
È degli anni settanta la decisione di dedicarmi esclusivamente ai canti popolari della mia regione (anche se poi qualche digressione c'è stata, e lo sarà in futuro, inevitabile), sia dal punto di vista della ricerca che da quello della elaborazione corale: si è così andato creando un vasto repertorio che abbraccia l'intera regione (in particolare l'Emilia) e che risulta tanto più ricco quanto maggiore è stata la collaborazione locale. Ciò risulterà evidente dalla lettura della dedica che frequentemente appare prima del titolo; è il doveroso riconoscimento per l'attività di tanti, appassionati collaboratori.
Inoltre, al termine del testo di ciascun canto, vengono riportati, qualora si conoscano, il nome dell'informatore, il luogo e la data di ritrovamento, oltre al nome del ricercatore; ciò permette di inquadrare meglio la melodia nel tempo e nello spazio.
Quanto alle caratteristiche corali, va detto che la maggioranza delle elaborazioni è nata per coro a voci virili (solo qualche volta ne avevo trascritte alcune per voci miste), poiché il coro "Stelutis" di Bologna per più di quarant'anni è stato composto da soli uomini, e solo da poco si è arricchito delle voci femminili
(nei concerti, però, si esibisce con i tre gruppi: solo uomini, solo donne, a voci miste).
Troveremo così alcuni canti del repertorio maschile trascritti per coro a voci miste che vanno ad aggiungersi a quelli nati appositamente per quest'ultima formazione. Tutte le armonizzazioni sono state suddivise in due gruppi: "canti emiliani" e "canti non emiliani". Suddivisione che ha il solo scopo di inquadrare meglio l'area in cui sono intervenuto
sia nella fase di ricerca che in quella di elaborazione.
I canti, infine, sono ordinati, grosso modo, cronologicamente: scorrerli è un po' rifare il percorso effettuato dal coro "Stelutis" (che, anche nei momenti più diffìcili, mi ha sempre sostenuto con generosità ed entusiasmo) e da me nell'arco di mezzo secolo. Periodo in cui quella "civiltà contadina", che fu ispiratrice della maggior parte dei nostri canti, si è andata velocemente trasformando, perdendo gradatamente peso nel contesto della nostra società; ma siamo ancora in tanti a nutrire vivo interesse per quel mondo, che forse va estinguendosi,
dal quale però ci sono pervenuti valori civilissimi che davvero non vorremmo veder scomparire.
Giorgio Vacchi
Bologna, 21 marzo 1997