Il magnanello
E il magnanello
che passa per la strada
o care donne
‘l magnano l’è ‘rivato
s’ avî qualcosa
da fèr ajustèr
o belle donne
‘l magnano l’è ‘rivè.
A sèlta fôra
una bella spåuṡa
o magnano
me l’hanno rotta
s’ a l’avî rotta
fèla ajustèr
o belle spose
‘l magnano l’è ‘rivè.
Rotta di dentro
e rotta di fuori
ogni pieghina
una parpaiôla
ma se vurìa
ch’ a végna in cà
io ve l’accomodo
senza pagar.
Suo marito
che l’éra in un cantån
al scultèva stî
brótti raṡån
al sèlta fôra
col làggn in man
pìnfete e pànfete
in testa al magnàn.
E il magnanello
che va per la strada
con la testa
insanguinata
ma se la testa
la guarirà
le belle spose
me l’hanno da pagar.
Informatore: Alberto Bollini, a. 51
luogo: Pianoro (BO)
dataricerca: 1976
ricercatore: Giorgio Vacchi
dedica: Al Coro di Pianoro (Bo)
Ancora negli anni sessanta era possibile incontrare questa caratteristica figura di ambulante per le strade delle nostre città: spingeva a mano una bicicletta su cui si ergevano, una davanti e una di dietro, due grosse pentole ripiene di decine e decine di tegami e tegamini tintinnanti.
Col grido di «stagninoooo!» si annunciava alle donne di casa, e poi sostava brevemente per dar loro il tempo di scendere in strada con eventuali lavoretti.
Attorno alla, vera o presunta, intraprendenza di questi lavoratori ambulanti (c’erano anche gli arrotini, gli spazzacamini,ecc.) nei riguardi delle donne nacquero numerosi i canti che « cantati e diffusi dagli stessi ambulanti », scrive il Sanga , « svolgevano in sostanza una funzione pubblicitaria ».
Loro caratteristica era il costante uso del doppio senso a sfondo erotico, caratteristica questa peraltro non esclusiva di questi canti di mestiere, ma notevolmente diffusa in tutti i componimenti popolari di tradizione orale.
Il testo del canto lo troviamo, non molto dissimile, almeno nella parte iniziale e centrale dell’episodio narrato, in tutte le regioni settentrionali, e sempre rivestito dalla stessa melodia.
Questa cambia, invece, nella presente lezione e nelle altre, a me note, dell’Emilia, assumendo caratteristiche di maggiore «ariosità» e di minor contenuto ritmico.
G. Ferraro: Canti popolari piemontesi ed emiliani, Milano, 1977, n. 9,p. 197.
M. Borgatti: Canti popolari emiliani, raccolti a Cento , Firenze, 1962,n. 33, p. 49.
G. Sanga: Mondo popolare in Lombardia , Voi. 5, Milano, 1979, p. 164.
Coro Monte Cauriol: Canzoniere , SAGEP Editore Genova, 1968, p. 143.
R. Brivio: Canzoni sporche all’osteria , Milano, 1973, p. 104.
Giorgio Vacchi