Un saluto ad Amos
Con te, caro Amos, si conclude davvero un grande ed intenso capitolo della storia del Coro Stelutis di Bologna. Ma il patrimonio di cultura, di saggezza, di amicizia che ci lasci è immenso. Ti ricordi quando venne il tempo del Commodor 64 ?
...Pochi ne sapevano sull’argomento e fu il momento in cui mettesti a disposizione la tua specifica esperienza informatica professionale, risolvendo i problemi di accesso di tanti amici e di Associazioni di volontariato, istruendoli nella scoperta del computer. Anche il Coro ne fu partecipe. Tabelle, elenchi, ricerche, alleggerirono non poco i faldoni dei documenti negli armadi della Segreteria e tutto divenne più facile, fino a quello che fu un grandissimo progetto: realizzare una idea/desiderio del Maestro Vacchi. Unitamente ad altri due ingegneri di casa Lelli da te coinvolti, creasti ex novo il più completo archivio informatico sui canti popolari frutto di una ricerca che aveva coinvolto tutta la nostra Regione. Non possiamo poi dimenticare le settimane del Rifugio. Per una settimana un grosso gruppo del Coro tornava ogni anno lassù, tra i monti che amavi. Due erano le indispensabili presenze: quella del Maestro e quella di Amos: altrimenti come avremmo fatto a cantare o a giocare a Zaccagno e a briscola e tressette? E l’avventura della Tiz? Un impegno nel quale sei riuscito a coordinare il lavoro di ristrutturazione fatto da coristi ed amici per realizzare una definitiva sede stabile per il nostro Coro. Di ciò ti saremo sempre grati e riconoscenti. Quello che ora mancherà maggiormente a noi ed anche alla tua Città sarà il modo semplice e generoso con il quale ti sei speso per donare sempre la tua competenza artistica e culturale a tutto quanto era inerente alla bolognesità e grande è stato anche il contributo da te fornito allo studio e al recupero delle tradizioni musicali e del nostro genuino dialetto. Non hai mai perso la tua sagacità che giungeva sempre a colpire precisa e puntuale. Neppure quando, già assai sofferente, sono venuto a trovarti alcuni giorni fa con Graziella. Ho provato a dirti una frase di saluto in bolognese, per farti ancor di più sentire la mia vicinanza. Ti sei rivolto a me e a lei commentando; l’è propri un bel tuscanaz, lu què e hai sorriso. Questo amici, era Amos Lelli. Cara Maria Grazia e famigliari tutti, a voi dunque la nostra più sentita e sincera partecipazione; a noi rimangono tanti ricordi e una profonda tristezza.
Puccio