Rosina bella
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Dal disco:
Stelutislive
[ voci virili ]
Una sera di carnevale
Rosina bella l'andò a ballare
la si fece accompagnare
da una gubbia di minator.
Il dottore l'è già arrivato
l'ha scoperto la malattia
sedici anni l'è ‘na bambina
non si sa però chi sia il papà.
Quando fu la metà del ballo
la Rosina si sente male
presto presto chiama il dottore
la Rosina la vuol morir.
Sono stati quei minatori
minatori di galleria
han tradito la figlia mia
l'han lasciata nel disonor.
Un altro canto fra quelli in uso nei cantieri della «direttissima» (ferrovia Bologna-Firenze), in parte legato alla figura del «minatore di galleria»: infatti l'informatore ricordava di avere imparato il canto dal padre (nato nel 1904) che aveva lavorato sia in quel cantiere che, in seguito, in quello dell'autostrada del sole
.Il Conati a proposito del testo della lezione di Carbonizzo,molto simile alla presente, nota l'uso di «quell'italiano popolare del nord, una sorta di idioma panpadano, che contraddistingue molti testi di cantastorie relativamente recenti». E che si tratti di canto relativamente recente lo si deduce anche dalle lievi difformità riscontrabili tra i vari testi: le prime tre strofe della versione castiglionese sono infatti straordinariamente simili alle corrispondenti strofe delle lezioni a me note, una parmense, una bresciana, una friulana ed una canavesana. Cambia il nome della protagonista, che è, nell'ordine, Elvira , Erminia, Valeria e Pinota mentre solo nella versione parmense ritroviamo l'accenno a «minatori di galleria».
Nelle altre si parla genericamente di «giovinetti senza cuore» o «giovinetti traditori».
Anche le linee melodiche, infine, sembrano rivelare ancora sufficientemente la matrice comune.
M. Conati: Canti popolari della Val d'Enza e della Val Cedra, Parma,1976, n. 36, p. 173.V. Brunelli: Raccolta di canti popolari bresciani, n. 54
R. Leydi: Mondo popolare in Lombardia, voli. 2°, Milano, 1976, p. 430.
B. Carone: Contrade che canta, Pordenone, 1979, n. 23, p. 82.
A. Vigliermo: Indagine sul Canavese, Romano Canavese, 1974, p. 95.
Giorgio Vacchi