"...E ANCORA ALLEGRI BISOGNA STARE" (ridere e sorridere nel mondo contadino, nonostante tutto)
“ E sempre allegri bisogna stare.... …..che il nostro piangere fa male al Re....” Così cantava Dario Fo nel 1969 nel suo spettacolo “Ci ragiono e canto”, un viaggio nel mondo del lavoro attraverso i canti popolari italiani. Oggi questo viaggio non sarebbe possibile perché il canto spontaneo non esiste più, spazzato via da radio, televisione e web che, in pochi decenni, hanno colonizzato il nostro tempo libero e la nostra immaginazione. Cantare è sempre stato un modo di stare insieme, raccontare storie ed educare i più giovani. Nella cultura contadina, quasi esclusivamente orale, era anche una maniera per far festa, stare in allegria e mostrare spirito e arguzia. Tutti cantavano, giovani e vecchi. Si cantava durante il lavoro, per sopportare meglio la fatica, farsi beffe del padrone o esorcizzare la propria miseria ridendone tra i denti. Si cantava in casa e nella stalla dove i lavori domestici erano accompagnati da ballate, filastrocche, facezie e giochi di parole. Tutti imparati a memoria fin dall'infanzia. Ognuno aveva un suo repertorio acquisito in famiglia e dal vicinato. Era il frutto della creatività popolare che tutto metabolizzava e rielaborava facendo propri anche spunti provenienti dalla cultura scritta: romanzi d'appendice, inni sacri, fogli volanti dei cantastorie, opere liriche. Vogliamo dar voce a questa cultura la cui autenticità ci mostra ancora scorci di vita quotidiana nitidissimi, animati da personaggi senza tempo. Come i protagonisti che incontreremo questa sera, con l'aiuto dell'attrice Albertina Malferrari, tra un canto e l'altro: la ragazza ingenua, l'ubriacone, il vecchio galante e così via. Scomodando, fra gli altri, anche Goldoni e Shakespeare che dalle tradizioni popolari trassero ispirazione e vigore per la propria arte. Questo nuovo progetto del coro Stelutis vuole ricordare ancora una volta il lavoro di riscoperta ed elaborazione del materiale di tradizione orale svolto dal proprio fondatore Giorgio Vacchi. La sua eredità ci insegna che cantare questi canti oggi è importante proprio perché nessuno canta più. In questo concerto le storie della povera gente, tra ironia e rassegnazione, saranno ancora una volta in primo piano proprio come soleva dire a fine concerto Giorgio Vacchi ringraziando il pubblico anche a nome di tanti anonimi contadini.
Silvia Vacchi